Le trote della Carnia


di Lorenzo Mantovani

La Carnia, territorio montuoso del nord-est in provincia di Udine, offre all’amante della pesca numerose opportunità. Non tanto per la varietà delle specie, costituite oggi fondamentalmente da trote (oltre agli onnipresenti Scazzoni e a Salmerini d’immissione), quanto dalla bellezza dei paesaggi che fanno da sfondo a rii e torrentelli incontaminati che attraversano questa splendida regione. Agli amanti della trota-lago poi, i bacini artificiali di Verzegnis e Sauris, oltre a quello naturale di Cavazzo, riservano la possibilità di cimentarsi con esemplari che possono raggiungere dimensioni assai considerevoli. I corsi più importanti sono quelli del fiume Tagliamento e dei torrenti But, Degano, e Chiarsò: accanto a questi, spesso “arricchiti” da trote pronto-pesca, esiste una notevole quantità di riali popolati da trote rustiche (anche grazie al contributo delle semine di avannotti effettuate dall’ETP). La maggior parte delle popolazioni è ovviamente costituita da trote Fario che nelle montagne carniche trovano il loro ambiente ideale e più tipico ma non mancano trote Marmorate che possono raggiungere dimensioni veramente allettanti.

Ci troviamo in territorio di competenza del Collegio della Carnia, il numero 9. Una peculiarità regolamentare di questo collegio è l’assenza di Zone a regime particolare o No-Kill, eccezion fatta per le Zone Trofeo del torrente Chiarsò e dei piccoli laghetti di Pramosio e Bordaglia. Nelle altre acque valgono pertanto le norme generali valide nel resto del Friuli Venezia Giulia: per quanto riguarda i Salmonidi le misure minime sono di 22 cm per le Fario e le Iridee e di 35 cm per le Marmorate e gli ibridi. Il numero di esemplari che possono essere trattenuti è di 4, di cui non più di 2 tra ibridi e Marmorate. Nel collegio sono istituite alcune Zone di Protezione in cui vige il divieto assoluto di pesca. I periodi di pesca sono quelli in vigore per la gran parte della regione: dall’ultima domenica di marzo all’ultima di settembre, nei laghi il divieto scatta il 31 ottobre.

Non elenco i riali particolarmente ricchi delle nostre ambite prede per tre ragioni: 1) Gli elenchi spesso si presentano noiosi – 2) Discriminerei l’uno in favore dell’altro più per ragioni affettive che oggettive – 3) Per l’ovvia ragione che tutti i pescatori conoscono: custodiamo bene i nostri segreti! Il pescatore forestiero che vuole cimentarsi in queste acque non se ne avrà male perchè scegliendo un qualsiasi torrentino di montagna si toglierà le sue soddisfazioni. Degni di menzione senza svelare alcun segreto, se non quello di Pulcinella, sono comunque il Degano, nella zona dei comuni di Rigolato e Forni Avoltri, il Tagliamento nei pressi di Forni di Sotto, il torrente Chiarsò a Paularo. Per quanto riguarda gli altri riali, lo scenario che ci si presenta innanzi è quello di corsi di montagna dalla portata modesta ma costante, circondati il più delle volte da una fitta vegetazione e dalla pendenza notevole che spesso forma cascate e buche profonde che diventano le tane preferite dalle nostre trote.

E’ superfluo specificare che nel risalire questi corsi occorre prestare la massima attenzione: evitare di camminare vicino all’acqua (che il più delle volte è trasparente) e limitare al minimo i rumori, sono gli accorgimenti necessari per una battuta fruttuosa. Massima attenzione poi per la nostra incolumità nel percorrere questi riali che, come detto, presentano a volte pendenze indicate più per l’arrampicatore che per il pescatore: se possibile pertanto è preferibile aggirare quei tratti e, se proprio non ci riuscite, è meglio rinunciarvi. Personalmente preferisco calzare scarponi da montagna piuttosto che i classici stivaloni: attraversare il riale può essere più difficile e talvolta rinuncio a postazioni interessanti, ma se non altro riesco a procedere più agevolmente e con maggiore sicurezza.

Nei corsi carnici possono essere praticate con successo le principali tecniche di pesca per la trota: tocco, spinning, mosca. Per la pesca al tocco in torrente è necessaria la classica canna teleregolabile in carbonio della lunghezza minima di 7 metri, necessaria per sondare tutte le buche e i giri d’acqua fino alla sponda opposta a quella in cui ci troviamo. Come già detto, infatti, nel percorrere questi piccoli ambienti è necessario tenersi lontano dall’acqua sfruttando i massi per nascondersi in quanto rivelarsi agli abitanti del riale può vanificare la nostra azione di pesca. La lenza madre, viste le dimensioni delle prede, può essere scelta tra lo 0.20 e lo 0.22, che collegheremo tramite girella allo spezzone di filo con i piombini (pallettone, corona o spiralina a seconda delle necessità) e infine, sempre utilizzando la girella, il terminale della lunghezza di 15-20 cm . L’esca così si presenterà in corrente con una rotazione naturale che risulterà ulteriormente attrattiva per le nostre Fario.

L’esca utilizzabile può variare dalla stagione: quando è possibile meglio utilizzare i portasassi facilmente reperibili lungo il corso e innescati su di un amo del 9. In mancanza rimaniamo sul classico verme (ottimo dopo i temporali estivi, da queste parti frequenti) e la camola, innescata anche doppia quando usiamo un amo del 6. Adescante, soprattutto per le grosse taglie, può essere anche l’utilizzo di Scazzoni che con un po’ di pazienza possono essere scovati e catturati sotto i sassi. In quei corsi d’acqua che scorrono vicino alle zone dei pascoli può essere vincente, nella bella stagione o magari in occasione dello sfalcio dei prati, l’utilizzo di cavallette raccolte in loco. Per quanto riguarda lo spinning, è consigliabile l’utilizzo di corte canne telescopiche (180 cm) come personalmente preferisco per ragioni pratiche: spesso infatti questi riali risultano difficili da risalire e la possibilità di farlo utilizzando entrambe le mani con la canna riposta nella tasca posteriore del gilet ci può evitare brutte avventure. Cucchiaini e minnows di dimensioni non eccessive (n° 2/3 per i primi, non più di 6 cm per i secondi) ci bastano per sondare tutte le zone interessanti.

Per entrambe le tecniche i posti da sondare sono quelli conosciuti: sotto le numerose cascatelle e dietro i sassi che “spezzano” la corrente. Particolare attenzione va riservata a questi ultimi: è vero che spesso i grossi esemplari li si trova in grandi e profonde pozze protette da enormi massi che offrono alla trota cibo e riparo, ma è altrettanto vero che la maggior parte dei pescatori sonda proprio quelle zone. Pertanto spendere un po’ di tempo anche dietro a quelle che non ci sembrano, per le loro dimensioni, tane per una trota, possono riservare delle piacevoli sorprese e talvolta capita di meravigliarsi di trovare in posti impensabili trote di certe dimensioni. Due parole, infine, sul comportamento che il buon pescatore deve tenere e che è sempre bene ribadire: evitate di lasciare piombini, fili, scatole portaesche e quant’altro lungo il torrente, è veramente uno spettacolo vergognoso trovare in “corsi d’acqua incontaminati” i segni lasciati proprio da chi dovrebbe all’opposto curarsi degli stessi. Quanto al destino delle nostre catture, pur ammettendo di non essere un sostenitore convinto del no-kill, sarebbe preferibile rilasciarne il più possibile, a maggior ragione in considerazione del fatto che la regolamentazione locale non è particolarmente rigida. Se proprio non resistete, impegnatevi almeno a rilasciarne una ogni due. Queste regole, semplici da rispettare, permetteranno a tutti gli amanti della pesca di goderne, col passare degli anni, ancora di più.

Per i cittadini italiani residenti in altre regioni il costo delle autorizzazioni (comprensive dell’imposta di bollo e riferiti all’anno 2006) sono i seguenti:
AUTORIZZAZIONE ANNUALE 124.62 €
AUTORIZZAZIONE MENSILE 69.62 €
AUTORIZZAZIONE SETTIMANALE (4 USCITE) 42.62 €
AUTORIZZAZIONE GIORNALIERA 20.62 €

Per le autorizzazioni e informazioni relative è attivo il Numero Verde 800249905, sito internet www.carnia.it e mail aiat@carnia.org
©2006 Lorenzo Mantovani