Verso le sorgenti del Piave


di Nicola Mussato

La pesca in fiume alla trota è sempre stata al centro dei miei interessi fin da piccolo, da quando mio papà mi prese per mano e mi portò a scoprire il fiume che scorre sotto casa, la Piave. Lui è una figura estremamente enigmatica e agli occhi del bambino che ero mi sembrava un irraggiungibile grande eroe. Sono passati tanti anni e per me non è cambiato niente: lui rimane una grande figura e spesso dove io non riesco ad ingannare neanche una trota lui fa manbassa guardandoti con il suo sorrisetto. Mi ha insegnato il rispetto per il fiume, per i pesci e per le persone, e con lui ho cominciato questa bellissima avventura. Anni e anni di Piave hanno in seguito suscitato la voglia di esplorare altri ambienti, orientando gli interessi verso acque dal sapore di muschio e dal carattere più selvaggio e rude. Così, grazie a qualche amico con il quale condivido questa passione, ho cominciato ad esplorare i torrenti del Trentino e del bellunese, acque dal carattere temprato come le montagne sovrastanti, che possono dare soddisfazioni immense.

Piano piano, la voglia di avvicinarsi a luoghi di pesca più intimi ha risvegliato un desiderio che che ho cullato nel cuore per tanto tempo: dirigermi verso le sorgenti del Piave, luogo per me tanto misterioso quanto leggendario. Finchè una telefonata, arrivata inaspettata, ha trasformato, come nelle fiabe, il sogno in realtà. Una settimana di costante consultazione del meteo e sere intere a preparare montature hanno fatto passare velocemente i giorni precedenti ed eccomi, la sera prima della partenza, in trepidante attesa. L’unica apprensione era dovuta al mio piccolo Lorenzo, febbricitante, ma fortunatamente la mattina successiva stava già meglio e potevo godermi la giornata di pesca. Finalmente il sogno si avvera! Le due ore e mezza di strada passano veloci, chiaccherando con il mio compagno di avventure Jsmaele e contemplando bellisimi paesaggi quasi sempre costeggiando il fiume. Il cartello Sappada ci avvisa che siamo arrivati: la Piave, alla nostra destra, ci aspetta. Un’obbligatorio sguardo al suggestivo orrido dell’Acquatona, sosta per caffè e permesso di pesca e via in acqua.

Qui il fiume assume delle caratteristiche torrentizie completamente diverse da quelle dei miei luoghi abituali. Scorre veloce e piuttosto rumoroso, a tratti canalizzato tra argini artificiali e interrotto da briglie, ma con molti altri tratti dove l’alveo completamente naturale e le meravigliose montagne circostanti distolgono l’attenzione dalla pesca per soffermarsi a contemplare le bellezze del luogo. Io mi posiziono a valle di un ponte, Jsmaele si dirige più a monte. Lui pesca a mosca e procede per primo alla ricerca delle trote in caccia, io anche se passo successivamente non vengo disturbato dalla sua azione, lui invece sarebbe disturbato dalla mia. E’ un rituale che abbiamo consolidato nelle varie uscite, che unisce due pescatori dalle tecniche diverse, un affiatamento che molto raramente si vede tra pescatori, modello di condivisione all’insegna del rispetto reciproco e del catch and release.

Mentre lo osservo risalire volteggiando la coda in scioltezza, preparo la mia canna da 8 metri armata con lenza a corona leggermente caricata in punta e un finale dello 0,16. In questo tratto il fiume alterna lunghe piane inframmezzate da alcune buche proponendo situazioni di pesca molto varie ed impegnative, quasi sempre gambe in acqua, tanto che per fare un tratto di poche centinaia di metri abbiamo impiegato 4 ore abbondanti. Le catture, tutte di buona taglia, si susseguono regolari e la combattività di queste trote si rivela stupefacente. Arrivati ad una briglia, con le gambe stanche e con lo spirito appagato, facciamo gli ultimi tentativi e ne esce un’altra bella Fario, giusto coronamento. Foto, rilascio e interrompiamo la pescata per tornare all’auto. Durante il cammino ripercorriamo la giornata, compiacendoci di aver superato le difficoltà e le emozioni di quando si affronta un posto nuovo. Nonostante la stanchezza, il godimento e la soddisfazione trapelano dalle nostre parole.

Salutiamo l’alto Cadore con la promessa di ritornare ancora in questo splendido territorio ed esplorarlo anche più a monte, verso le sorgenti. Quando riuscirò a tornare vorrò andare ancora più sù, per esplorarlo tutto, il “mio” fiume. Arrivare fino al limite del pescabile, dove accontentarsi di una sola cattura, da guardare e ricordare.

© 2010 Nicola Mussato