Temporali estivi in Appennino


di Roberto Barbaresi

Credo sia noto a tutti che la pesca alla trota in acque intorbidite da temporali è molto fruttuosa, ogni estate ne ho ulteriore e puntuale conferma. Infatti le uscite degli ultimi mesi, anche nelle mie abituali “palestre”, non erano state particolarmente generose di catture. In certi torrenti le trote sembrano svanire nel nulla, la loro percezione del pericolo è potenziata dalla limpidezza delle linfe e occorrono mille espedienti per arrivargli a “tiro di canna”. Inoltre in alcune zone le perduranti siccità riducono fiumi e torrenti a drammatiche pochezze e davvero sembra di essere lì per sbaglio. Ma proprio in piena estate si possono trovare le condizioni ideali per memorabili pescate: giornate che un trotaiolo non dovrebbe perdersi, anzi deve approfittarne per recarsi a pesca, che permettono di capire le reali potenzialità di questo o quel torrente e regalano belle catture con disarmante facilità. Nei corsi d’acqua appenninici le condizioni che proverò a descrivere sono proprio quelle dei momenti successivi a temporali (o brevi periodi di pioggia) che innalzano seppur di poco i livelli idrici ma soprattutto intorbidiscono in maniera più o meno marcata le acque. Le trote si attivano freneticamente e le più “inselvatichite” perdono di colpo la loro proverbiale diffidenza in preda ad una sorta di “frenesia alimentare”, nei momenti “clou” di certe giornate capita addirittura di catturarle con la bocca rigurgitante di cibo. Sarà inoltre interessante notare come la loro livrea si presenti particolarmente chiara e “sbiadita”, ciò avviene grazie all’ecomorfismo di questi pesci che gli permette di mimetizzarsi con l’ambiente, in questo caso con il colore dell’elemento liquido. Inutile ricordare che con acque “velate” o torbide una delle tecniche più redditizie è la pesca al tocco con grossi vermi, saremo infatti aiutati dalla grande pasturazione offerta dal torrente stesso sottoforma appunto di vermi, larve, insetti e quant’altro viene trascinato in acqua dalle improvvise piogge.

Nelle lunghe e calde estati appenniniche le precipitazioni sono di breve durata e sottoforma di temporali anche violenti, a volte ricorrenti nelle ore pomeridiane per alcuni giorni di fila che, tra l’altro, attenuano quell’afa che spesso ci fa rinunciare ad andare sul torrente, il periodo di torbidità sarà quindi proporzionato alla durata e all’intensità delle precipitazioni, potrebbero esserci solo brevi “momenti magici” e bisogna coglierli al volo. Voglio però rammentare che durante gli eventi temporaleschi le nostre canne in carbonio (conduttori di elettricità) potrebbero attirare fulmini e tante volte, ritenendo troppo pericoloso pescare, ho atteso l’arcobaleno al sicuro dell’auto. Meglio poi avere con se capi di abbigliamento impermeabile, quantomeno eviteranno di bagnarci nei passaggi attraverso la vegetazione. Il pescatore che “abita sul torrente”è certamente facilitato potendo osservare in tempo reale le situazioni idriche e metereologiche, chi invece è obbligato a spostamenti per recarsi in “zona trote” non sa con certezza che condizioni troverà, potrebbe rivelarsi un “viaggio a vuoto” considerando anche che le piogge estive sono generalmente brevi e localizzate, ecco quindi che reperire informazioni meteo e sullo stato delle acque (via telefono o internet) diventa di primaria importanza.

Poi viene l’esperienza degli anni: capire quali torrenti (o tratti di esso) sono meglio pescabili di altri in quel momento, sapere che il troppo fango proviene da una frana attraverso quell’affluentino, intuire che nelle valli disseminate di cave di inerti soltanto una breve pioggia può rendere vana la pesca. Si conclude che anche in questi frangenti occorre saper individuare il “posto giusto”, infatti molti corsi d’acqua, ad eccezione di quelli che scorrono in ambienti particolarmente rocciosi, diventano a volte troppo torbidi e i materiali sabbiosi in sospensione “accecano” le trote complicando la nostra attività di ricerca, la pesca diventa difficile e noiosa, le nostre amiche saranno infatti disorientate dall’improvviso oscuramento del liquido rimanendo intanate o spostandosi a ridosso delle sponde, lontano dalle correnti, dove l’acqua è leggermente più trasparente. Si può certo tentare, nelle morte, nelle parti terminali delle buche o vicinissimo a riva, ma le catture potrebbero essere solo occasionali e aiutate dalla fortuna di aver fatto arrivare l’esca proprio “in bocca alla trota”.

Quando le acque maggiori si presentano pressoché fangose, di quel colore marrone intenso che non lascia intravedere nulla sotto la superficie, conviene optare per un rigagnolo, un fossetto, insomma uno di quei minuscoli torrenti dove la ricerca è più facile perché piccoli e quindi le trote hanno postazioni obbligate. Ne conosco diversi che frequento solo quando gli altri sono impescabili a causa dell’eccessiva torbidità, sono posti dove con acque chiare non si vede una pinna, non ci si può nemmeno “presentare” che sembrano già deserti, le selvatiche che li abitano “sanno leggere e scrivere”, sono infrascatissimi ed occorre sovente procedere in acqua. In questi posti le acque torbide giocano sempre a nostro favore e una cannina telescopica di tre metri sarebbe anche troppo lunga perché praticamente si catturano trote “sotto i piedi”, basterebbe addirittura una corta canna da spinning, un attrezzo lungo però permette di sondare il torrentello in altre maniere, pescando dalle sponde o “aggirando” la vegetazione.

Personalmente nelle mini acque utilizzo una sette metri, particolarmente robusta e con ben quattro blocchi di teleregolazione, con la quale posso pescare con solo vetta e sottovetta aperti e mi permette di combattere con trote di taglia ed energia considerevole oltre che con rami sommersi e quant’altro incaglia la lenza. Una piombatura formata da un piccolo pallettone, una spiralina o alcuni pallini ravvicinati abbinata ad un finale di 15-20 centimetri costituiscono la lenza, come esca naturalmente vermi, quegli enormi vermi di terra che si trovano durante il temporale sono ottimi, sono gli stessi che arrivano alle trote in quei momenti, andranno tagliati e innescati su grossi ami, in negozio scegliete le misure maggiori di quelli disponibili ed ami proporzionati alla loro taglia.

Nei torrenti maggiori, passate queste brevi e intense piogge, potremmo avere alcune ore o addirittura intere giornate di condizioni ottimali per la pesca. La migliore è con un bel sole e acque “torbide ma non troppo”, cioè quando si presentano di quel colore grigiastro e la conformazione del fondo si intuisce solamente dalle ombreggiature e dai sassi poco sotto la superficie, con portata solo leggermente aumentata o comunque già in calo con conseguente diminuzione della torbidità. Occorre però prestare molta attenzione in quei corsi d’acqua di fondovalle regimati da dighe che potrebbero rilasciare acqua all’improvviso e vanificare la pescata, inoltre non sappiamo quanto sia piovuto nelle montagne circostanti e ciò mette a rischio anche la nostra presenza nel torrente. Meglio quindi affrontare un tratto dove non siano necessari attraversamenti o passaggi obbligati, procedendo con cautela e sopratutto facendo attenzione alle insidiosissime rocce bagnate, osservando continuamente le variazioni dei livelli idrici e le evoluzioni metereologiche.

Se riuscirete ad essere in pesca nel momento giusto, durante la proverbiale “quiete” dopo la tempesta, vi sembrerà di sognare. Certe giornate le catture si contano a decine, le trote si materializzano in ogni angolo del torrente, quelle perse durante il combattimento attaccano nuovamente la nostra esca invece di nascondersi terrorizzate tanto sono eccitate dalla grande disponibilità di cibo. Le acque popolate di selvatiche proporranno il meglio, fiumi e torrenti che nelle scorse uscite ci regalavano appena qualche cattura, soltanto di primissimo mattino o nell’ultima mezz’ora di luce, si rivelano strapieni di trote da rimanere stupefatti, tutte quelle trotelle sottomisura sembrano sparite di colpo e in circolazione ci sono solo le sorelle maggiori, sarà il momento giusto per cacciare la “grossa” che tante volte si era rivelata più furba di noi. Ecco: questi sono momenti che ogni estate capitano a chi pratica la pesca alla trota con assiduità e intuisce quali sono le condizioni migliori. Si raccomanda tuttavia di rispettare le cosiddette “quote giornaliere” magari mai raggiunte durante la stagione, ferrate tempestive e ami senza ardiglione renderanno certamente meno cruenta la pescata, ci appagherà di vedere che nonostante le sempre più siccitose estati appenniniche il torrente pullula di trote e grazie a queste “magie” ci regala giornate di grande divertimento. Vi auguro di provare momenti come quelli sopra narrati così quando si presenterà qualcuno dicendo: “Sai, sono stato sul torrente dopo un temporale, c’era l’acqua velata, ho preso tantissime trote, tutte belle, neanche all’apertura o in primavera ne ho catturate così!”… potrete rispondere pacatamente: “davvero?!?”

Pubblicato su www.pescareonline.it Agosto 2004