Vedemecun d’apertura


di Roberto Barbaresi

Febbraio. I pescatori di tutta Italia l’avevano battezzato “il mese della trota”, ma nei giorni nostri, nell’era della “deregulation”, la data di apertura è spalmata in un lungo periodo che va da gennaio fino a marzo, appendice di sconcertanti differenze normative tra regioni, province, distretti e concessioni piscatorie. Il risultato di tale diversità è che gli appassionati, in particolare quelli itineranti, sono innanzitutto obbligati ad approfondite consultazioni per acquisire le informazioni necessarie a svolgere l’attività preferita nel pieno rispetto delle leggi. Queste premure, non mi stancherò mai di dirlo, servono ad evitare spiacevoli inconvenienti sottoforma di salate multe, ma anche (direi sopratutto) per godere appieno del piacere di pescare, sicuri di essere in regola e pienamente autorizzati a fruire di preziose risorse naturali.

Prima di tornare sul torrente vanno ovviamente controllati attrezzatura, accessori e abbigliamento, specialmente se rimasti inutilizzati per diversi mesi. Per chi non l’avesse fatto dopo la chiusura della scorsa stagione, è assolutamente necessario eseguire un “tagliando” completo, sottinteso che l’attrezzatura efficiente è prerogativa di ogni attività di pesca. Il preventivo controllo individuerà eventuali danni ed usure permettendo di intervenire in tempo, personalmente o avvalendosi dell’assistenza dei laboratori presso i negozi di pesca. Non ultimo vanno considerate le possibili mete d’apertura, che dovranno essere scelte in base alle proprie attitudini e capacità. Ecco un breve vademecum, rivolto agli amanti della pesca alla trota con esche naturali, nella speranza che risulti utile per presentarsi nel migliore dei modi al grande appuntamento con la regina del torrente.

I DOCUMENTI
Oggi il pescatore, manco a dirlo, è un vero soggetto giuridico, con diritti e doveri ben precisi. Presupposto che richiede di verificare lo status di validità dei propri documenti, nonché di procurare ed esaminare le normative contingenti. In primis va controllata la Licenza di Pesca, cosiddetta governativa, implicando che deve essere annualmente rinnovata. E’ opportuno ricordare che il versamento della tassa annuale, in qualsiasi momento era stato eseguito, vale fino alla data di scadenza (giorno/mese) riportata nel documento. In alcune regioni, cito come esempio Piemonte e Toscana, recenti leggi hanno escluso il rilascio del libretto che costituisce la Licenza, vantando presunte facilitazioni burocratiche. La sostanza cambia poco, fa fede la ricevuta di versamento della tassa, che è rimasta annuale, accompagnata da un documento d’identità. La contraddizione è che mentre in alcune zone si cerca di attribuire maggiore importanza alla figura del pescatore, anche predisponendo appositi corsi di formazione, in altre si è arrivati addirittura all’abolizione del documento identificativo che, indubbiamente, riveste intrinseco valore.

Nelle acque in concessione alle società di pescatori occorre possedere le rispettive tessere associative, anch’esse di durata annuale. L’adesione permette l’accesso nelle zone di pesca di pertinenza, altrimenti precluso dai regolamenti. Per i non iscritti, cosiddetti ospiti, sono in genere predisposti permessi di pesca, giornalieri o plurigiornalieri, dal costo non trascurabile e in alcuni casi contingentati. E’ doveroso aggiungere che il pescatore associato gode di una certa assistenza, informativa e burocratica, che già da sola può valere il costo della tessera. In molte zone è poi previsto anche un libretto segnacatture, appositamente approntato per la pesca nelle acque pregiate, dove vanno contrassegnate le giornate di pesca e le catture trattenute. Va richiesto negli uffici amministrativi preposti al rilascio e/o presso le associazioni di cui sopra. In alcuni libretti (per fortuna) sono riportate anche le normative, altrimenti occorre richiederle o cercarle nel web per verificarne dettagli ed aggiornamenti. Tutto questo fardello, che nel peggiore dei casi può essere composto da licenza, ricevuta di versamento, segnacatture, tessera associativa e/o permesso, va conservato con attenzione, contenuto in una busta di plastica o un portadocumenti per sottrarlo all’usura e all’umidità, pronto per essere visionato dal personale preposto alla vigilanza.

I PREPARATIVI
Dopo diversi mesi di inattività è arrivato il momento di riaprire il ripostiglio dove, all’inizio dello scorso autunno, avevamo accantonato le canne, l’abbigliamento e gli stivali cosciali, gli accessori e la minuteria necessaria per realizzare le lenze, eseguendo prima di tutto un controllo dell’intero equipaggiamento per evitare problemi una volta sul torrente. Le canne teleregolabili, dopo una verifica dell’integrità di tutti i componenti, vanno pulite con cura per rimuovere sabbia e altri detriti che inevitabilmente penetrano durante le innumerevoli estensioni ed accorciamenti, causa di fastidiosi incastri e graffi della superficie del carbonio. Se molto sporche un metodo efficace è quello di irrorarle con acqua tiepida sotto la doccia, previa rimozione del tappo di chiusura alla base del calcio, estendendo un pezzo alla volta per farvi scorrere acqua negli interstizi, riuscendo così a pulire anche i dispositivi di teleregolazione applicati all’interno dei singoli pezzi. Mulinelli e/o recuperini in plastica, dopo aver tolto il monofilo che necessariamente andrà sostitutito, vanno puliti esternamente e quindi aperti, lasciati asciugare se noteremo acqua all’interno e successivamente ingrassati.

E’ poi doveroso vagliare tutta la minuteria necessaria alla realizzazione delle lenze, fare un inventario per compiere gli opportuni acquisti, disfare ciò che è rimasto inutilizzato dallo scorso anno, ancora stipato più o meno alla rinfusa nelle tasche del gilet. Procurato il mancante o riciclato l’esistente si può assemblare definitivamente l’attrezzatura, nonchè approntare una bella scorta di lenze di vario tipo e grammatura, intesi vari finali, per un’immediata sostituzione o rimpiazzo in caso di perdita. L’ideale è sistemarli in apposite tavolette in plastica o sughero. Nel gilet multitasche c’è comunque posto per monofili, piombi e ami, da custodire in comode e sicure scatolette, per eventuali realizzazioni “in loco”. L’ultima verifica deve riguardare l’abbigliamento impermeabile, in particolare stivali e/o waders meritano un preventivo controllo, non c’è niente di più fastidioso che ritrovarsi con i piedi a bagnomaria nelle gelide acque del torrente, se si trova il tempo per fare un preventivo sopralluogo c’è l’occasione per un probante collaudo.

A ridosso del giorno di apertura occorre infine procurarsi le esche, premesso che è sempre meglio avere con se almeno un paio di scelte. Oltre ai canonici vermi di terra di provenienza allevativa, esca consistente e sempre catturante, alle camole di varia forma, anch’esse facilmente reperibili in commercio e molto redditizie su trote di recente semina, si possono senz’altro considerare le valide alternative offerte dall’ecosistema acquatico, da procacciarsi previe attente ricerche e catture. Il pesciolino è un appariscente e allettante boccone, se permesso è la proposta ideale per scuotere le trote dal torpore invernale, l’utilizzo è prioritario nelle acque maggiori alla ricerca del trofeo. Vermetti d’acqua, portasassi, gatoss, abbinati a lenze sottili e poco piombate, possono anch’essi fare la differenza, riuscendo a risolvere la giornata sopratutto in quei piccoli e medi torrenti di montagna dalle acque cristalline e popolati da trote di rinomata malizia.

DOVE FARE L’APERTURA
Probabilmente è il dubbio più sgradevole di molti coloro che si preparano per la nuova stagione di pesca, specialmente di chi non ha accumulato le esperienze necessarie per decidere preventivamente un itinerario. Comprensibile incertezza, in quanto ogni tratto di fiume o torrente fa storia a se, differenziandosi per morfologia, portata, popolazione ittica, regimazione piscatoria. I trotaioli navigati e sufficientemente informati non hanno certo bisogno di consigli: sanno ritagliarsi uno spazio nella ressa dei luoghi più frequentati o defilarsi in acque semisconosciute e insperatamente snobbate, forti della loro sagacia e conoscenza della zona, sapendo valutare a prima vista le condizioni idriche e ambientali. Per non parlare di certi accaniti “pescaturisti”, che grazie all’odierna possibilità di reperire informazioni compiono collaudati “tour d’apertura” su e giù per la penisola, approfittando della premessa diversità normativa per organizzare pescate “fuori porta” già ad inizio stagione.

Al contrario, per chi sta compiendo, da solo, i primi passi nel variegato mondo di trote e torrenti, un consiglio può essere quello di attendere pazientemente l’apertura del distretto piscatorio di residenza, recandosi in corsi d’acqua noti e possibilmente vicini, facilmente individuabili ed accessibili, di cui si siano accertate la suddivisione delle zone di pesca e i rispettivi regolamenti informandosi presso il negozio di fiducia. Nei luoghi dalla rinomata pescosità, perché preventivamente ripopolati o naturalmente molto produttivi, ci sono buone possibilità di realizzare qualche cattura nonostante la prevedibile enorme affluenza, anche se sgomitare sulle rive del torrente sminuisce notevolmente l’intimo piacere della pescata. Poco importa, è doveroso iniziare, partecipare all’inscalfito rito che ogni anno affolla vallate e trattorie, con ottimismo e buona educazione. Rimane molto tempo per concedersi altre uscite ed andare alla scoperta di nuovi luoghi di pesca. Ci vediamo nel torrente!

Pubblicato su www.pescareonline.it Febbraio 2007